Il nuovo Headquarter Leo France progettato dallo studio Archea Associati si inserisce nel complesso edificato nei primi anni ‘40 nel quartiere Castello a Firenze un tempo sede della Seves, azienda produttrice di mattoni vetrocemento.

L’intervento nasce dalla volontà di recuperare un complesso attualmente in disuso e degradato riqualificando un’area dalla grande potenzialità, in cui gli edifici si relazionano non soltanto con l’esterno ma anche fra di loro. L’effetto conseguente all’intervento è quello di dare un maggiore decoro all’isolato, recuperando gli edifici di maggior pregio aventi qualità architettoniche e demolendo e ricostruendo quelli che invece non hanno alcun carattere di pregio.

Il progetto si qualifica come un mix di sostituzione edilizia intesa come intervento di demolizione e contestuale ricostruzione di due edifici ed il recupero dei restanti fabbricati principali. L’intenzione dell’intervento è quello di procedere all’integrale recupero del complesso immobiliare in questione mantenendo la destinazione produttiva in atto al fine di trasferirvi la propria attività di fabbricazione di bigiotteria ed accessori Leo France. L’area in oggetto si estende per circa 48.980 mq, di cui circa 24.300 mq risultano coperti e la parte edificata comprende molteplici edifici aventi caratteristiche e tipologie costruttive diverse.

Da via Reginaldo Giuliani si ha l’accesso principale al complesso mentre l’accesso carrabile si ha da via del Palazzaccio. L’intera area è completamente recintata ed ha una forma irregolare, con giacitura prevalentemente pianeggiante. Essa è costituita da nove corpi di fabbrica principali (A-B-C-D-E-F-G-H-I) e da sistemazioni esterne quali pavimentazioni, recinzioni, piazzali e parcheggi.

Il nuovo edificio C è formato sostanzialmente da tre padiglioni principali di lunghezza diversa e di analoga geometria: la sezione di ciascun padiglione è estrusa in modo costante per tutto lo sviluppo del corpo di fabbrica. Dall’esterno invece, si percepiscono i tre volumi principali, connessi da corpi minori di uguale linguaggio architettonico. All’interno l’impianto planimetrico risulta impostato su degli assi longitudinali e trasversali che individuano in maniera chiara le nuove zone produttive.

Il tema progettuale, da un lato soddisfa la volontà della committenza di avere una fabbrica attenta al tema del verde e del risparmio energetico, dall’altro consente di rispettare i rapporti aero-illuminanti nei luoghi di lavoro.

La struttura prevede pilastri e solai in acciaio mentre una capriata in legno fa da copertura al nuovo blocco. Le navate principali presentano, in sezione, un tetto che riprende la geometria a capanna, tipica dei padiglioni industriali, caratterizzato da lucernari con finestrature verticali esposte verso Nord. I condotti di espulsione dei reparti Officina e Galvanica sono progettati per limitarne l’impatto visivo e favorire l‘integrazione con il contesto mentre i pannelli fotovoltaici, presenti su ciascuno dei tre corpi principali, sono del tipo “total black” con cornice e celle di colore nero a efficienza maggiorata. La nuova attività produttiva è permeabile verso l‘esterno grazie alle ampie finestre di tipo industriale dei due prospetti corti. Questi fronti presentano infatti una scansione che riprende l‘allineamento degli architravi delle finestre del piano terra e del primo piano dell‘adiacente edificio I.