Storicamente la cucina è sempre stata concepita e vissuta come il luogo per la preparazione dei cibi; un piano di lavoro, un camino o la stufa per il fuoco, il lavello di pietra o di ceramica per il lavaggio degli alimenti e delle stoviglie, poi la dispensa e gli armadi per riporre le pentole, al minimo una mensola per avere tutto a portata di mano, semplicemente, ma intensamente, una stanza, uno spazio pensato e costruito in funzione delle attività legate all’alimentazione. Tutto era a vista, si poteva toccare, spostare, prendere, riporre, usare. Con le avanguardie, in particolare con la scuola di Francoforte, a partire dagli anni ’20, la cucina è diventata parte costitutiva di un existenzminimum che ha trasformato lo spazio principale della casa in un oggetto economico, minimo, componibile, modulare, una macchina rinchiusa dentro box standard, scatole, solitamente in legno, che hanno disperso il valore della domesticità della cucina come ambiente, e purtroppo anche come sapere e sapori. Rapidamente i produttori di cucine si sono adeguati alle nuove richieste del mercato presentandosi come raffinati mobilieri, costruttori di pensili e scaffali, senza competenza nell’alimentazione, nella preparazione dei cibi, nella lavorazione di carni, pasta e verdure, viceversa le uniche attività che dovrebbero caratterizzare questo importante spazio della casa. Ogni marchio ha proposto una infinita variante di mobili componibili, sempre gli stessi, sempre più complessi, con ante e cerniere tecnologicamente avanzate come se la preparazione di un buon pasto dipendesse dalla silenziosità dell’apertura o della chiusura di un cassetto dotato di ammortizzatore o frenata assistita. Alluminio, metallo, laccature mirabolanti, tutto super studiato e falsamente innovativo mentre il luogo per la preparazione dei cibi, incastrato tra pensili e armadiature, è sempre stato concepito come un vuoto, un’assenza di progettualità, proprio sul piano di lavoro che viceversa costituisce, ne La Cucina, l’essenza di una proposta tanto semplice quanto realmente innovativa. In effetti fino ad oggi il piano cucina è sempre stato scelto senza alcuna specializzazione rispetto alle necessità della preparazione dei cibi, nell’indifferenza dell’attività di un cuoco, ancorché modesto, bisognoso di marmo per il pesce, legno per tagliare la carne, superfici ruvide o lisce, magari morbide e stondate, in grado di consentirgli di pulire con facilità le superfici di lavoro. Forse tutto ciò è accaduto perché i mobilieri propongono cucine sempre più nascoste e banali, piuttosto salotti, lontani anni luce dal mondo del cibo di cui nessuno si occupa, perché in cucina, a loro giudizio, non si fa da mangiare! Già! Fare da mangiare, attività scomunicata e ridotta a semplice opzione di uno spazio ormai considerato, a torto, un mero status symbol della casa. Con La Cucina prodotta da Antonio Lupi, disegnata e ideata da Archea Associati / Marco Casamonti, lo spazio per la preparazione dei cibi torna ad essere protagonista rispetto al tema dell’alimentazione attraverso una rivoluzionaria quanto semplice inversione ed invenzione concettuale. È infatti il progetto del luogo per cucinare: un piano di lavoro che costituisce la priorità della proposta e non, come erroneamente fatto fino ad oggi, il disegno di armadiature dove riporre e nascondere gli strumenti della tavola. Un’unica mensola costituita dall’estrusione di una sezione a “C”, che mima il gesto della mano intenta a prendere e manipolare gli ingredienti di ogni piatto e accoglie gli strumenti propri del cucinare. Una fuga luminosa, integrata nell’intradosso di uno spazio inclusivo, quasi materno, garantisce la corretta illuminazione del luogo di lavoro. La ricercata continuità delle superfici in Corian ®, un materiale che si plasma senza fastidiose fughe di giunzione, assicura la perfetta pulizia dell’intera area di lavoro. Il montaggio a parete, libera il pavimento dall’ingombro del basamento tradizionale permettendo di posizionare il piano in base all’altezza dell’utente, nel rispetto delle sue condizioni di vita e delle sue esigenze. La mensola superiore alloggia la cappa aspirante e il sopra descritto impianto di illuminazione; nella parte inferiore sono ricavati in continuità materica i lavelli completamente integrati nel piano di lavoro, l’alloggio per le piastre ad induzione fuochi contemporanei privi di fiamma oltre lo spazio per il tagliere e per tutti gli accessori che il cuoco desideri. Sulla superficie verticale trovano posto i miscelatori e le bocche dei rubinetti da incasso in acciaio inox satinato della collezione “Ayati”. Qualsiasi accessorio o strumento utile per fare da mangiare può essere inserito o alloggiato sulla tavola infinita, di misura libera, senza moduli ne misure prestabilite, che costituisce La Cucina. Si tratta infatti di una attrezzatura a misura, su misura, senza limitazioni compositive o di coordinamento modulare, concepita in due versioni: da muro o ad isola La Cucina bifronte. Tanta novità non esclude la tradizione che anzi torna ad essere protagonista, come nel passato, di un ambiente dove, al piano di lavoro, possono essere integrati pensili e armadiature nel senso più classico e conosciuto. In definitiva, per la cucina, un nuovo rinascimento, ossia la perfetta congiunzione tra classicità e moderno.
La Cucina per Antonio Lupi | Prodotto | Arredo