The yachting life
Barche è la massima espressione di capacità nel saper suddividere ed organizzare lo spazio interno. Differentemente dall’architettura tradizionale – comunque una barca è certamente un’architettura, ancorché in movimento – lo studio dello spazio non consente divagazioni poiché è una componente talmente preziosa e cruciale per la vita a bordo da non permettere al designer di sprecare nessuna delle ristrette superfici a disposizione. Inoltre se nel disegnare interni di case si può ancora procedere attraverso le tradizionali proiezioni ortogonali e continuare a pensare in due dimensioni, pianta ed alzato, nella nautica questo è assolutamente impossibile giacché lo spazio disponibile devia dalla stereometria cartesiana introducendo nel progetto volumi idrodinamici ed aerodinamici che per esigenze di fluidità costringono a pensare in termini di spazi e quindi tridimensionalmente. Ma certamente non è l’unica peculiarità di un settore che contrappone all’architettura – concepita come l’arte di disegnare beni immobili, cioè infissi stabilmente al suolo – il disegno nautico quale ambito disciplinare di oggetti galleggianti e quindi per sua natura mobili. Ed è questa condizione di perenne possibilità di fluttuare, talvolta anche in condizioni estreme, a caratterizzare i modelli abitativi “marinari” per necessità privi di spigoli, di elementi acuminati, asimmetrie eccessive, materiali pesanti. Tuttavia anche il disegno nautico deve progredire prendendo dall’architettura propriamente detta alcune caratteristiche spaziali e distributive tali da non richiedere più, a chi vive la barca, contorsionismi e scomodità oggi inutili. Valga per tutti l’esempio dei collegamenti verticali fino ad oggi concepiti nella nautica come luoghi percorribili da atleti dotati di particolare prestanza fisica, mentre le scale costituiscono, per ogni spazio abitabile, l’ambito della sorpresa, dei doppi volumi e, nei palazzi più prestigiosi, un ambito massimamente monumentale. E ancora il tema del paesaggio e delle finestrature piccole e indifferenti allo spazio interno nelle barche tradizionali e più “old style”, viceversa elemento determinante nella contemplazione da dentro di un outdoor che, in particolare in mare, costituisce la ragione stessa dell’abitare in barca. Vi è inoltre da considerare alcune peculiarità che per effetto del movimento introducono negli ambienti interni arredi e pareti morbide, prive di spigoli, maniglie a scomparsa e un design specifico dettato dalla necessità di aumentare il comfort a bordo di chi decide di regalarsi l’esperienza della crociera. Quindi nella distribuzione degli spazi si deve tenere conto che su barche di una certa dimensione convivono a bordo con l’armatore e i suoi ospiti, l’equipaggio a cui deve essere garantita la possibilità di uno space planning dedicato alla vita a bordo del personale di servizio dotato di percorsi propri e ambienti possibilmente separati ma preferibilmente collegati alla cucina, alle zone lavanderia e di lavoro. Per certi versi un vero e proprio rompicapo, un incastro di esigenze che fanno del design nautico un settore specialistico che però non può dimenticare il piacere dell’abitare domestico, altrimenti il sogno della casa galleggiante che consente di vivere in libertà l’esperienza del viaggio e della scoperta può trasformarsi in un incubo.
Marco Casamonti
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