Rigenerazione per legge

Che la questione ambientale non rappresenti ormai un tema su cui avere dubbi o fraintendimenti appare evidente, che il suolo sia una delle poche risorse non riproducibili è altrettanto acclarato, così come la necessità, per chi costruisce o si occupa di governo e gestione del territorio, di attivare efficaci politiche di rigenerazione urbana al fine di costruire sul già costruito senza ulteriore consumo di spazio e superficie. Si tratta effettivamente di dibattiti e riflessioni che possiamo considerare consumati, anche se, ancora oggi, non completamente risolti sul piano operativo su cui pesa un ritardo ed una mole enorme di costruzioni, sia pubbliche che private, sottoutilizzate o abbandonate, in particolare nei centri minori.
Il problema riguarda infatti come, con quali strategie e con quali attenzioni, considerando che – almeno per quanto riguarda il vecchio continente – dal secondo dopoguerra si è costruito così tanto, e in generale male, da porsi con urgenza una decisa accelerazione di politiche e attività focalizzate prioritariamente verso la riqualificazione territoriale e architettonica.
All’interno del tema della rigenerazione dobbiamo inserire anche tutte quelle ricerche che si occupano della ri-naturalizzazione del suolo e della de-costruzione intesa non in senso stilistico, accezione in voga nel millennio scorso, ma in relazione alla possibilità di esercitare attività di demolizione e recupero ambientale di luoghi precedentemente utilizzati per scopi di cui la contemporaneità può fare a meno, in particolare per attività industriali o commerciali non più in esercizio. Ma anche interi quartieri residenziali costruiti sotto la pressione dell’emergenza abitativa e che spesso risultano privi di adeguati servizi ed infrastrutture necessitano di quelle attenzioni progettuali di cui, pena il disagio sociale, non si può oggi fare a meno. Così pure, particolarmente in Italia, occorre porre l’accento sulla possibilità – grazie alle infrastrutture digitali, al telelavoro, alla medicina a distanza – di rendere abitabili i tanti borghi spopolati disseminati lungo l’intero arco della dorsale appenninica.
Appare pertanto evidente, dopo decenni di consumo indiscriminato del territorio, che occorra intervenire con maggiore efficacia al fine di rendere l’intero ambito costruito abitabile e utilizzabile secondo standard che all’inizio del secolo scorso apparivano superiori rispetto ai livelli odierni con una cura per l’architettura civile tristemente dimenticata dal dopoguerra in avanti.

 

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