Vienna: una città invisibile?

Da una prospettiva italiana, la Vienna contemporanea appare paradossale, una città quasi sconosciuta. Sconosciuta perché gran parte dei suoi traguardi risultano a un primo sguardo invisibili. Se in altre capitali europee le trasformazioni recenti hanno assunto la forma di un’architettura spettacolare, Vienna è rimasta in una certa misura “normale” e ordinaria, pur avendo vissuto cambiamenti importanti. La percezione della Vienna di oggi è troppo sovrapposta alla percezione del suo passato: con dei luoghi comuni dello splendore imperiale, l’irripetibile momento culturale che coincise con il declino dell’Impero, un vago concetto di “Mitteleuropa”, la leggenda della “Vienna Rossa”. Tutto ciò riesce a oscurare persino l’aspetto rivoluzionario delle sue recenti politiche abitative, senza dubbio affascinanti. Se paragonata ad altre città europee contemporanee, Vienna si trova in una posizione sorprendente. Grazie all’ingente capitale di edilizia sociale accumulato dal periodo della “Vienna Rossa” in poi, la città è di fatto in grado di limitare le dinamiche dei costi abitativi che stanno rendendo la vita difficile a fasce sempre più ampie della popolazione di Londra, Parigi, Milano e Berlino. A Vienna, gran parte delle case è di proprietà pubblica e/o gestita dal pubblico, e questa importante risorsa influenza anche il mercato privato, intervenendo sulla dinamica complessiva dei prezzi. Questo successo ragguardevole, unito alla crescita significativa degli ultimi trent’anni, parrebbe rendere Vienna il luogo ideale per sperimentare con l’architettura contemporanea e (ancor più) con le strategie di pianificazione urbana. Eppure non è così: la città è, al contrario, un paradossale caso di successo moderato negli aspetti più difficili, e di moderato fallimento in quelli teoricamente più semplici. Negli ultimi trent’anni, Vienna non è riuscita a sviluppare una nuova identità e ancora oggi è una commistione fra capitale dell’Impero, esperimento socialista ed epicentro dello spionaggio post-bellico. L’enorme crescita della popolazione verificatasi alla fine del Blocco Orientale e alla riapertura di Vienna ai mercati dell’Est Europa non si è tradotta in una precisa strategia urbana, né ha prodotto specifiche immagini metropolitane. Vienna, quindi, rimane stranamente sospesa per via dell’assenza di un’identità definita, nel decoro borghese in apparenza perfetto del Ring, nelle storie (perlopiù) a lieto fine della sua edilizia sociale e della sua popolazione sempre più numerosa e variegata. Forse l’assenza di un’identità chiara si rivelerà anche una risorsa, un terreno per possibili esperimenti futuri.

Michael Obrist, Pier Paolo Tamburelli

 

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