Rivista internazionale di architettura e arti del progetto gennaio/febbraio 2017
L‘Avana: dal restauro al rinnovamento
Dopo la recente scomparsa del “soldato delle idee”, come lo ha descritto il capo dei lavoratori cubani, o il “Lider Maximo”, come apostrofato da tutti Fidel Castro, resta da comprendere quale futuro e cosa rimanga sul piano della disciplina dell’architettura e del paesaggio (il nostro ristretto ma importante campo di indagine) dell‘esperienza della rivoluzione socialista sulla più celebre e più grande, in termini geografici, delle isole caraibiche. Certamente la fase attuale, segna un passaggio storico che invita a riflettere anche sui percorsi dell‘architettura cubana del XX secolo e, in particolare, sul contributo della Rivoluzione e delle sue prospettive in previsione di scenario che inevitabilmente sarà diverso. Tuttavia, la preparazione e i contenuti di questo numero della rivista prescindono tanto dalla inevitabile commozione dei cittadini cubani accorsi a testimoniare e rivendicare la propria identità politica e sociale (il lavoro di ricerca è iniziato mesi prima della morte dell‘anziano lider), quanto dalla irriverente titolazione “Cuba libre” di molti quotidiani sia italiani che internazionali, avversi sul piano ideologico al regime di Castro, poiché l’argomento, ovvero Cuba, in particolare attraverso lo studio della sua capitale, la sua architettura, il suo paesaggio, le sue trasformazioni urbanistiche, sono certamente di grande interesse per molte questioni, tra le quali, non ultima la pochissima letteratura in materia. La ricerca condotta dalla redazione con la preziosa collaborazione dei curatori, del numero di molti studiosi, docenti universitari, architetti, e protagonisti del dibattito architettonico sia in ambito cubano che internazionale, è stata condotta poiché da anni si avverte che Cuba in ragione di molte spinte e fattori sia interni che esterni è, o meglio, sarà, un luogo di prossima trasformazione che coinvolgerà l’intero paese in termini di paesaggio. Certamente sull’ attuale volto dell‘Avana, la sua meravigliosa capitale, ha pesato con l‘embargo, la povertà economica e l‘isolamento complessivo di un sistema che dopo l‘entusiasmo conseguente alla Rivoluzione si è dovuto confrontare con la necessità primarie e con le sfide della Storia. A testimoniare le ambizioni e le fratture di una stagione legata al desiderio di una battaglia politico culturale che mirava a una mobilitazione internazionale – in particolare diretta ai paesi del cosiddetto “Terzo Mondo”–, restano la eccezionale testimonianza di quello che doveva essere considerato il più importante centro delle arti panamericano progettato da personaggi straordinari come gli architetti Garatti, Gottardi e Porro. Quel complesso solo in parte utilizzato, rappresenta un sogno “interrotto” dalle stringenti contingenze economiche che ne hanno impedito il completamento nelle sue parti più significative impedendo di fatto la realizzazione di un architettura che aveva, ed ha, un valore storico di grande rilevanza in particolare quale alternativa la moderno imperante al momento della costruzione pertanto non possiamo far altro che invocarne e sollecitane il recupero. In effetti l‘Avana, programmando il nuovo, ha ripreso a restaurare e valorizzare il proprio passato come dimostra in particolare la meritoria opera di Eusebio Leal che ha dedicato la propria vita per recuperare le preesistenze storiche e gli edifici simbolo della capitale, dal Capitolio al Teatro Nacional alle vie e alle piazze del centro. Un patrimonio architettonico di grande valore e bellezza al quale dovranno certamente affiancarsi in futuro opere infrastrutturali che potranno ridisegnare il volto della città di domani, dal waterfronts alle necessarie quanto indispensabili strutture ricettive connesse all‘industria del turismo forse la principale opportunità per il paese. In questo scenario, quanto mai interessante e pieno di auspici il ruolo dell‘ architetto si muove in un quadro peculiare giacché attualmente non esiste ancora a Cuba la libera professione. Tuttavia, poiché vige il libero esercizio delle arti, il progetto inteso come contributo intellettuale individuale si esprime più facilmente attraverso il design e l‘artigianato oppure si muove in luoghi diversi tant‘è che alcuni protagonisti del dibattito architettonico locale hanno piccoli studi all’estero, dalla Repubblica Domenicana alla Spagna, al Portogallo, nei quali possono sperimentare le proprie ipotesi progettuali. Certamente sono presenti e riscontrabili quelle energie intellettuali che, riflettendo sulla propria identità e sul valore dell‘architettura come arte dedicata all’ abitare, risulteranno di grande utilità affinché Cuba si sviluppi e si trasformi in armonia con la propria storia e la propria struttura politica economica e sociale.
Marco Casamonti
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